La traduzione ha scopi diversi rispetto alla interpretazione.
La traduzione comprende l’interpretazione del significato di un testo (”di origine” o “di partenza”) e la successiva produzione di un nuovo testo, equivalente a quello di origine, in un’altra lingua (lingua “di destinazione” o “di arrivo”). Il termine “traduzione” indica tuttavia non solo l’atto del tradurre, ma anche il testo tradotto, risultante da questa attività.
La traduzione è quindi la trasposizione scritta di concetti da una lingua ad un’altra mentre nell’interpretazione il messaggio è veicolato oralmente.
Il traduttore mira a portare il testo dalla lingua di origine alla lingua di destinazione in maniera tale da mantenere il più possibile inalterato il significato e lo stile del testo. A causa delle differenze tra le lingue, spesso è difficile conservare tanto il senso esatto quanto lo stile della scrittura. Il traduttore si trova costretto a operare scelte che cambiano in funzione della natura del testo stesso e degli scopi che la traduzione si prefigge.
Se, per esempio, nel caso di una legge o di un testo tecnico deve essere privilegiata la maggiore aderenza possibile al significato del testo originale, la traduzione letteraria (narrativa, poesia…) può in certa misura scostarsi dall’esatto significato per mantenere invece lo stile e la metrica del testo originale.
Vi sono poi situazioni in cui può essere necessario fare ricorso a note esplicative; è il caso dei giochi di parole, di parole che si somigliano nella lingua originale ma non in quella di destinazione, dei proverbi oppure di concetti tipici della lingua e della cultura d’origine che non hanno equivalenti diretti nella lingua di destinazione.